Gli anni romani sono intensi per l’attività espositiva, in Italia e all’estero, con il sostegno di Filippo Tommaso Marinetti, Giacomo Balla ed Enrico Prampolini. Nel 1922 pubblica insieme a Vinicio Paladini il “Manifesto dell’arte meccanica futurista” e organizza a Macerata la Prima esposizione futurista nell’ambito dell’Esposizione provinciale d’arte, un evento che rimarrà memorabile nella vita culturale della città.
Nel 1925-26 segue i lavori di Casa Zampini a Esanatoglia realizzando uno dei più importanti esempi di architettura futurista di interni. Quattro ambienti in parte perduti e in parte donati dagli eredi alla Pinacoteca di Macerata.
Al 1926 risale il primo soggiorno in Germania e nel 1932 frequenta il Bauhaus restandovi per un semestre fino alla chiusura imposta dal Nazismo.
Nel 1935 soggiorna in Norvegia interessandosi al giornalismo e all’architettura scandinava. Intraprende poi alcuni viaggi raggiungendo le zone artiche e antartiche dai quali invia articoli e reportage fotografici. Nel 1942 si stabilisce in Norvegia dove continua a dipingere mantenendosi con il lavoro di fotografo e di architetto ma le difficoltà con la committenza e i tanti progetti non realizzati lo inducono ad abbandonare l’architettura per il lavoro operaio in una fabbrica.
Nel 1971 rientra a Macerata con la sua famiglia. Prima di morire dona alla Biblioteca comunale Mozzi Borgetti un’interessante raccolta documentaria in dieci faldoni pensata come un’autobiografia illustrata in assemblaggi di materiali di grande effetto. Per volere degli eredi nella Pinacoteca comunale è confluito un fondo di opere pittoriche, grafiche, progetti e carte.
Cfr. Fabio Ionni, Pannaggi Ivo, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 80 (2014)